Foto in Analogico per il progetto blog dei briganti etici, ottobre 2021, Sicilia
Si stima che a causa del rapido aumento della popolazione mondiale entro i prossimi trent’anni il fabbisogno dei prodotti agricoli aumenterà del 60%. Il problema è che la maggior parte delle terre coltivabili sono in forte diminuzione.
Le cause sono numerose, dai problemi legati all’ambiente, come la desertificazione e l’innalzamento degli oceani; ai problemi legati all’uomo, quindi dall’abbandono delle terre che diventano discariche alla coltivazione massiva che riduce la fertilità del terreno.
Ne abbiamo parlato in due precedenti articoli, consultali per saperne di più: “Bonificare un terreno per contrastare le discariche” e “Perché scegliere il biologico italiano”.
La soluzione più immediata potrebbe essere quella di aumentare la produttività dei terreni già in uso, senza abusare delle risorse naturali e preservando il più possibile la salute dell’ambiente.
Vediamo come.
Aumentare la produttività del suolo senza distruggere il terreno: è possibile?
Le monocolture intensive stanno distruggendo il nostro suolo.
Si tratta di coltivazioni del terreno dedicate ad un unico prodotto agricolo, spesso trattato con additivi chimici per velocizzarne la produzione e rispondere alla crescente domanda di mercato. Questo tipo di coltura oltre a stressare il suolo in cui viene praticata, tende con il tempo a rendere sterile il terreno.
In che modo?
Ogni pianta ha un suo specifico fabbisogno di determinate sostanze nutritive che assorbe dal terreno. Viceversa, durante il suo ciclo di vita, la pianta rilascia a sua volta altre sostanze utili al terreno stesso. Il problema ha inizio quando il suolo si abitua alle sostanze rilasciate dalla pianta, impoverendosi di altri nutrienti. Inoltre, visto l’indebolimento del terreno, ne consegue la proliferazione di parassiti e malattie specifiche in base alla famiglia di ortaggi coltivata.
Qual è la soluzione?
Cos’è la rotazione delle colture
La rotazione delle colture è una delle tecniche agricole più antiche che ci tramandiamo da generazione in generazione. Si tratta di una coltura che prevede la coltivazione di ortaggi differenti su uno stesso appezzamento di terreno, durante dei cicli che possono durare anche tre o quattro anni. In questo modo si favorisce la diversificazione di sostanze nutritive assorbite dal terreno e successivamente dagli stessi prodotti agricoli che andranno ad essere coltivati.
Attraverso l’impiego della rotazione delle colture il terreno si manterrà fertile e altamente produttivo. La tecnica permette infatti di mantenere il giusto equilibrio dei vari elementi del terreno. Ne conseguirà il miglioramento del raccolto in termini di qualità e quantità, e non solo! Come dicevamo prima, coltivare un’unica tipologia di ortaggio può rendere un ambiente favorevole alla proliferazione di parassiti e malattie. Con questa coltura, invece, preserviamo il terreno e lo rendiamo immune dai suoi predatori.
Quali sono i vantaggi della rotazione delle colture
Per capire meglio l’importanza della rotazione, distinguiamo 3 tipologie di colture. Durante il primo anno adoperiamo una coltura che impoverisce il terreno, ovvero quella di melanzane, peperoni (in estate) e cavolfiore e broccoli (in inverno). Per il secondo anno avremo una coltura a ciclo breve, come nel caso di lattuga e prezzemolo. Nel terzo e quarto anno passeremo al sovescio o alle leguminose per far assorbire al terreno le sostanze organiche e l’azoto di cui ha bisogno.
La rotazione delle colture di Passo Ladro
L’impegno di Passo Ladro è quello di favorire una coltivazione sensibile alle esigenze dell’ambiente, offrendo allo stesso tempo dei prodotti nutrienti e dal sapore altamente riconoscibile. Da oltre due anni pratichiamo la rotazione delle colture in modo da garantire il giusto apporto di sostanze nutritive al terreno che si manterrà fertile nel tempo e alle piante che assorbiranno il loro fabbisogno dal suolo in cui verranno coltivate.
Come sovescio, invece, piantiamo il favino. Si tratta di una pianta annuale a rapido sviluppo, in grado di fornire il giusto nutrimento al suolo. Inoltre, per una questione di biodiversità, lasciamo crescere le erbe spontanee, senza estirparle, forti dell’idea che la natura sia in grado di bilanciare i suoi bisogni in modo autonomo.